DOCUMENTO APPROVATO DA 350 DOCENTI PRESENTI ALL’ASSEMBLEA DELLA GILDA DEGLI INSEGNANTI DI MODENA, CONVOCATA A DOPPIO TURNO PRESSO ITI CORNI DI MODENA IN DATA 30 OTTOBRE 2012

Il giorno 30 Ottobre 2012, presso l’auditorium dell’ITI Corni di Modena, si è tenuta l’assemblea sindacale dei docenti convocata dalla Gilda degli Insegnanti di Modena per decidere le forme di mobilitazione da adottare a contrasto della politica scolastica dell’attuale Governo. Presenti, nei due turni previsti, circa 350 insegnanti a rappresentanza delle scuole dei distretti 17 e 18 di Modena.

L’assemblea esprime un radicale e netto rifiuto dei principali provvedimenti decisi in questi mesi dal Ministro Profumo  e dall’attuale Governo, poichè essi  si presentano in tutta evidenza come il naturale proseguimento della politica di tagli che negli ultimi venti anni ha investito la scuola italiana, con l’esplicito e costante obiettivo di smantellare progressivamente l’intero sistema dell’istruzione pubblica statale, minando l’attività di uno dei motori principali della vita democratica del Paese: la scuola della Repubblica, organo di trasmissione dei valori di eguaglianza, libertà, promozione della persona, formazione del cittadino; principi questi, che informano la nostra Costituzione e la nostra vita civile, sociale e politica. Tale obiettivo è stato perseguito e continua tuttora ad essere perseguito non solo con la politica dei tagli, ma anche mediante un preciso progetto volto a ridurre la dignità, l’autonomia e la professionalità del docente quale   attore fondamentale di tale sistema.

La proposta dell’innalzamento dell’orario di insegnamento da 18 a 24 ore nella scuola secondaria non tiene conto che l’ora di lezione non nasce dal nulla: dietro 18 ore di insegnamento ci sono almeno altrettante ore di lavoro sommerso (stesura dei piani annuali di lavoro, preparazione della lezioni e delle verifiche, correzione dei compiti, valutazione di ogni alunno, aggiornamento disciplinare, adempimenti burocratici e collegiali). Gli insegnanti italiani lavorano quindi ben più di 36 ore settimanali.

Oltre al blocco del rinnovo del contratto, degli scatti di anzianità e la inutile e insensata istituzione di un concorso a cattedra che produrrà come unico risultato l’ennesima umiliazione per migliaia di insegnanti precari, il disegno di legge di stabilità ora in discussione è l’ultimo atto di un percorso che ha visto recentemente l’approvazione del disegno di legge ex-Aprea alla Camera, iniziativa legislativa che rappresenta una vera e propria anticamera della privatizzazione della scuola statale.

Se la proposta di aumentare per legge di un terzo l’orario di insegnamento dovesse essere alla fine emendata – magari a causa dell’ansia elettorale  dei partiti che sostengono l’attuale governo – il semplice fatto che sia stata inserita in un disegno di legge, e seriamente sostenuta da un Ministro dell’Istruzione, è il segno di quanto il lavoro dell’insegnante sia considerato da questo  governo: un mero e del tutto insignificante capitolo di spesa da tagliare. Ebbene, un aumento di sei ore del carico di lavoro a parità di retribuzione è un atto arbitrario e senza precedenti, che viola l’art. 36 della Costituzione (diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità di lavoro), che nega la democratica prassi negoziale in materia di contratti di lavoro. E’ quindi una assordante sirena d’allarme per tutte le categorie del mondo del lavoro, non solo per gli insegnanti. Che un Governo “tecnico”, invocando l’emergenza economica arrivi a tanto, è segno premonitore di una possibile deriva autoritaria. Il nostro lavoro, dunque, è senza valore: ecco perchè ci chiedono di farlo gratis. Il contratto, del resto, non serve più a regolare orario e salario, per questo, come si vede, basta un decreto governativo. Così ci deprivano però di tutto ciò che è nostro diritto negoziare. Ma non sono in gioco solo i diritti del lavoro. La posta è più alta.

La scuola pubblica è il principale luogo di formazione della cittadinanza e gli insegnanti non possono in alcun modo accettare una politica governativa che mediante atti unilaterali e arbitrari svuota nel modo più odioso il senso di appartenenza alla comunità nazionale e il valore della cittadinanza nello stato di diritto, costringendo la normale dialettica democratica a muoversi all’interno dell’angusta logica di sudditanza e servitù.

Il Ministro Profumo, “comandante in capo” dell’istruzione pubblica, ha dimostrato di non conoscere i suoi professionisti e il loro lavoro, la quantità di ore e la qualità del lavoro intellettuale che i docenti dedicano alla scuola e agli studenti, senza una adeguata retribuzione.

Per questi motivi gli insegnanti riuniti in assemblea chiedono al Ministro di scusarsi pubblicamente con i docenti e di rassegnare le dimissioni per permettere al suo successore di ristabilire quel fondamentale legame di fiducia tra ministero e docenti che oggi è venuto meno.

Per rivendicare la dignità professionale dei docenti, per difendere la scuola pubblica statale, ovvero i diritti all’istruzione, al lavoro, al progresso morale e materiale di tutti i cittadini, l’assemblea propone le seguenti iniziative di mobilitazione:

  • giornata di mobilitazione nazionale il 13 novembre con assemblee unitarie in tutti i distretti della provincia (l’assemblea esprime voto favorevole all’unanimità );
  • sciopero unitario della scuola che esprima netto il rifiuto dell’innalzamento dell’orario di docenza, che reclami il diritto agli scatti di anzianità; che metta al centro la questione dei tagli, del pdl ex-Aprea, del contratto e del precariato (l’assemblea esprime voto favorevole all’unanimità );
  • sospensione da tutti gli incarichi di classe e di scuola, comprese le funzioni strumentali fino al 24 novembre (approvato a maggioranza);
  • blocco di tutte le attività extra-scolastiche, compresi i viaggi di istruzione (approvato a maggioranza).

Nei confronti dei partiti politici:

  • l’assemblea dichiara fermamente che i docenti non voteranno i partiti che appoggeranno le attuali politiche governative sulla scuola, in primo luogo l’aumento delle ore di insegnamento (approvato con voto unanime);
  • incontro con i parlamentari locali (approvato con voto unanime).

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