Liceo breve, miope obbedienza alla tecnocrazia e all’austerità?

Segnaliamo ai lettori due recenti articoli di ROARS.it di analisi della “sperimentazione” dei “licei brevi”, introdotta dal ministro L. Berlinguer –  responsabile della fallimentare riforma universitaria del «tre + due = zero» – e già data per assodata in tutte le scuole superiori dal ministro Cingolani, nel noto lapsus contro lo studio «tre o quattro volte [del]le guerre puniche nel corso di dodici anni di scuola».

10 gennaio 2022 – Più ombre che luci sui diplomi quadriennali
14 gennaio 2022 – Il ministro estende l’imbroglio del “liceo breve”

Nel secondo articolo si indica l’obiettivo «implicito […] di togliere altre risorse alla scuola (circa 1 miliardo e mezzo) e, soprattutto, rafforzare il pensiero sotteso a tutte le sedicenti riforme imposte da trent’anni a questa parte: una scuola pubblica di qualità è un lusso che non possiamo permetterci. Questo principio ha trovato sostegno, nel corso del tempo, in diverse teorie pedagogiche che, com’è noto, durano il tempo di una promozione, di una pubblicazione, di un incentivo».

L’articolo ricorda anche che la sperimentazione è stata dal ministro Bianchi «forzatamente allargata… [con un] colpo violentissimo al diritto costituzionale all’istruzione… ancor prima di conoscere le conseguenze della prima fase [avviata nel 2017], contravvenendo a quanto stabilito dal decreto ministeriale con cui tale cambiamento era stato introdotto» e che il suo DM 344/2021 prevede che «per vincere l’anno di sconto le scuole candidate dovranno ingegnarsi nello scovare il modo più fantasioso per fare a pezzi il piano di studi tradizionale (e nazionale), con l’elevato rischio di una limitazione della libertà di insegnamento e di una digitalizzazione indiscriminata del lavoro scolastico».

Armonizzazione dei sistemi nazionale d’istruzione?
La domanda è se in questi ultimi decennî i governi d’Italia, culla di quel Rinascimento che ancora non tutti i popoli europei hanno sperimentato, abbiano mai in sede europea proposto una valutazione incrociata dei metodi di insegnamento e di valutazione. Se è vero che i nostri studenti risultano arretrati nelle verifiche a crocette (test a risposta multipla), si è mai verificato se gli studenti di altre nazioni, abituati alle risposte multiple e ai componimenti con numeri limitati di parole, risultassero arretrati per le nostre maniere di valutare, non già di questi ultimi decennî, bensì di quando ancora il nostro lavoro didattico era invidiato nel mondo?