Dubbiosa riforma degli istituti tecnici e professionali

 
Nel “Decreto Aiuti” sono stati inseriti due articoli per l’istruzione tecnica e quella professionale. In realtà non c’è molto di nuovo perché la definizione delle norme è demandata ai regolamenti e alle linee guida che dovrebbero uscire entro 180 giorni dal decreto stesso. Tanto per cambiare, le norme sono talmente generiche che possono assumere qualunque forma nel momento del passaggio alla normativa di secondo livello.
 
C’è però un elemento di novità che interessa gli istituti tecnici e, indirettamente, anche i professionali. Si dice che lo studente che abbia conseguito la promozione al primo biennio (cioè prima e seconda) acquisisce una qualifica corrispondente al secondo livello delle qualifiche europee, mentre chi supera il secondo biennio (terza e quarta) acquisisce una qualifica corrispondente al terzo livello delle qualifiche europee.

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Al massimo 8000 docenti esperti ogni anno

Riceviamo le brevi osservazioni di un nostro collega sull’ultima trovata del governo impegnato in “affari correnti”.

“In arrivo i ‘docenti esperti’…” di Fabrizio De Angelis per OrizzonteScuola.it

“Quello che rende a dir poco divertente questa novità”, ci scrive, “è che i docenti esperti possono essere non più di 8.000 per ogni anno scolastico, in tutta Italia, a partire dal 2032/33, cioè fra dieci anni”.
 

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Lavoro agile o congedo straordinario per docenti con figli di età inferiore ai 16 anni

Con una nota inviata agli Usr e ai dirigenti il Ministero ha chiarito quanto previsto dal Decreto Legge 28 ottobre 2020 n. 137 (c.d. Decreto Ristori) che all’art. 22 ha previsto misure di sostegno alle famiglie.

Nel caso in cui un figlio minore di 16 anni sia sottoposto a quarantena, oppure in caso di sospensione dell’attività didattica in presenza, sono previste forme di incentivo al lavoro agile e nel caso questo non sia possibile si può ricorrere al congedo straordinario retribuito al 50%.

La nota Ministeriale raccomanda di incentivare il più possibile e nei limiti consentiti dalla normativa il ricorso al lavoro agile. Nel caso dei docenti è interpretabile con la possibilità di effettuare la DAD da casa e non recandosi a scuola.

m_pi.AOODPPR.REGISTRO-UFFICIALEU.0001776.30-10-2020

Sull’imbarazzo (mio) in merito all’educazione civica

A scuola non si parla a sufficienza di didattica. Sfrutto il mio imbarazzo per fare alcune considerazioni, nella speranza che portino a risvolti didattici. Il mio imbarazzo è dovuto al fatto che non so bene come comportarmi, in quanto leggo spesso, nelle direttive che arrivano dall’alto e nel modo di applicarle, molto conformismo. La scuola non deve essere né dissidente né conformista, deve essere obiettiva e neutrale.
In merito all’educazione civica, si propongono attività sulla Costituzione. Va benissimo, anzi, è il punto di partenza irrinunciabile. Ma che taglio diamo? Impossibile parlare della Costituzione senza fare considerazioni politiche (che non vuole dire di parte). La Costituzione italiana è frutto di scelte politiche ben precise, di tipo progressista, atte a promuovere un’emancipazione sociale. Ciò la rende un documento scomodo in questa fase storica, in quanto prevalgono forze restauratrici, almeno per quanto riguarda la questione sociale. Dunque, come affrontiamo l’argomento? Una fredda elencazione degli articoli? Non penso serva a nessuno.
Se facciamo una semplice analisi per esempio dell’articolo 1, articolo immodificabile se non tramite un vero e proprio colpo di stato, ne viene necessariamente una lettura critica.
L’articolo 1 è completamente disatteso, causa la non applicazione dell’articolo 3 e 4 (e vari altri).

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