Invalsi & caporalato di stato. Non si usi il Corriere della Sera per difendere porcherie

Fonte: http://www.corrierediaversaegiugliano.it/

E’ significativo che per due giorni di seguito commentatori autorevoli dalle colonne del principale quotidiano italiano, il “Corriere della Sera”, si sono spesi per difendere uno dei tanti carrozzoni pubblici pagati dai contribuenti, l’Ente Invalsi, lo hanno fatto usando concetti come “merito” e “qualità”. Un ossimoro se li accostiamo all’Invalsi, un’istituzione che dovendosi occupare di scuola dovrebbe essere guidata da insegnanti, in realtà al suo vertice fino ad oggi anziché esserci dei docenti, la politica ha piazzato persone provenienti dal settore dell’alta burocrazia bancaria.

Con criteri di meritocrazia che solo la stessa politica conosce. L’ultimo presidente si è dimesso ed il Ministro ha nominato cinque studiosi (nessuno che insegna nella scuola statale) per individuare il successore. Un ente, l’Invalsi che, avendo la roboante missione di dover valutare la scuola pubblica italiana, dovrebbe dare degli esempi di buone pratiche. In realtà esso dà alle giovani generazioni un esempio tra i più negativi e retrivi, forse il peggior servizio che il sistema scolastico italiano abbia mai dovuto subire: l’Invalsi produce materiale enigmistico che viene sottoposto agli alunni con la sedicente finalità di valutare le scuole, poi non sapendo nemmeno organizzare la proprie attività di raccolta e trasmissione dei dati, questi autoproclamati valutatori del merito, per il tramite della maggioranza di dirigenti delle scuole (probabilmente costretti a comportarsi in un certo modo) impongono ai docenti, minacciati di gravi sanzioni, in barba ad ogni principio di civiltà e di diritto del lavoro a svolgere attività professionali gratuite. Come se maestri e professori anziché essere tali fossero dipendenti dell’Invalsi. Vengono richieste mansioni impiegatizie, che consistono in macchinose, complesse ed astruse attività di raccolta e trasmissione dati, attraverso dei malfunzionanti format elettronici. Pochi docenti si ribellano perché gli avvocati costano e lo stipendio è vicino alla soglia di povertà. Hanno una bella faccia tosta questi commentatori, che usano il prestigioso Corriere della Sera per difendere un ente che ha introdotto nelle istituzioni il concetto di non remunerare le persone, istituzionalizzando una sorta di caporalato intellettuale: i presidi costretti a reclutare professionisti (docenti) per costringerli a lavorare senza essere pagati. Questa sorta di caporalato di stato non fa rima con “merito” o “valutazione” ma con distruzione, quella che è da augurare a questo Invalsi, almeno a quello che fino ad oggi abbiamo conosciuto.
Salvatore Pizzo
Coordinatore Provinciale della Gilda Unams Parma