Il Welfare dello studente senza merito: assistenza caritatevole contro la scuola della Repubblica

Gli studenti della secondaria non dovranno rendere conto del risultato del loro profitto per ottenere borse di studio. A cura del Centro studi
Fonte: http://www.gildains.it

Il Decreto legge 104, approvato da Camera e Senato e quindi trasformato in Legge, ha l’obiettivo ambizioso “di emanare disposizioni a favore degli studenti, delle famiglie e delle istituzioni scolastiche, dirette a rendere effettivo il diritto allo studio, ad assicurare la tutela della salute nelle scuole, a ridurre le spese per l’istruzione, ad arricchire l’offerta formativa, a valorizzare il merito.

Come è noto, le dichiarazioni di prospettiva delle Leggi sono sempre di ampio respiro, sempre di tono alto e difficilmente incondivisibili. In poche parole, sui massimi sistemi si è generalmente d’accordo. I problemi nascono quando si va a spulciare nella traduzione pratica di quelle affermazioni. E così succede anche con questo Decreto legge. Qui, ci preme soffermarci su una questione di non poco conto in questi tempi e cioè il merito. Di esso si va parlando in ogni luogo e, ultimamente, quando si parla dei docenti e dei loro stipendi. Non è da ieri che – Europa in testa e a seguire, ma solo per ultima, il ministro Carrozza (che vi allude in maniera criptica, facendo riferimento a nuove modalità per la carriera dei docenti) –  si accenna all’intenzione di sostituire gli scatti di anzianità con il merito.
Bene, scopriamo, proprio con questo Decreto ormai diventato Legge, che nella scuola quel principio non è generale, non essendo applicabile a tutti i soggetti lì operanti.
Dovranno dimostrare di meritare gli aumenti stipendiali (se ci saranno) quasi tutti: docenti, ata, e forse dirigenti. Ma gli studenti delle scuole secondarie di I e II grado non dovranno rendere conto del risultato del loro profitto per ottenere borse di studio!

E’successo che il testo del DL 104 è stato modificato (nei passaggi tra le commissioni di Camera e Senato) così. Al Capo I DISPOSIZIONI PER GLI STUDENTI E PER LE FAMIGLIE, art. 1 (Welfare dello studente)si stanziano 15 milioni per l’anno 2014 per l’attribuzione di contributi e benefìci a favore degli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado in possesso dei requisiti di cui al comma 2. e tra i requisiti per accedere ai benefici si sopprime il punto a) merito negli studi risultante dalla valutazione scolastica del profitto conseguito nel percorso formativo.
In sostanza, per ottenere dei sussidi economici, occorre avere problemi di trasporto e particolari condizioni economiche e basta.

Nè è di consolazione l’art. 3 che ripartisce tra le Regioni, sulla base del numero degli studenti, le risorse di cui al comma 1, le quali dovranno definire la tipologia dei benefìci e i requisiti per l’accesso agli stessi, nonché le modalità di monitoraggio dei risultati ottenuti. Nei successivi trenta giorni ciascuna regione provvede, con eventuale pubblicazione di un bando, a definire la natura e l’entità dei benefìci per gli studentida erogarefino a esaurimento delle risorse, e a individuarne i beneficiari. Una confusa (e sospetta) delega per un utilizzo libero alle Regioni che potranno (o no!) pubblicare un bando e potranno decidere i requisiti per l’accesso agli stessi. Inutile ricordare ciò che tutti sappiamo sui fatti di cronaca (anche giudiziaria) che riguardano la distribuzione dei fondi delle Regioni.

A prima vista, potrebbe sembrare, questa esclusione di una verifica del merito, un atteggiamento di grande magnanimità verso i ceti meno abbienti, ma, se si riflette più a fondo, si capisce che, dietro questo atteggiamento “generoso”, (ti aiuto, senza condizioni) si celano due pericoli. Uno, è la visione caritatevole che assomiglia all’assistenza degli Istituti religiosi, quando non esisteva lo Stato sociale; l’altra è la visione della scuola che non deve rispondere più agli obiettivi dello Stato repubblicano, perno della democrazia. Quella scuola che dovrebbe formare i migliori, le classi dirigenti del futuro.

Qui si vede dichiarata l’idea di scuola come contenitore sociale, perché le classi dirigenti non dovranno più formarsi nella scuola pubblica, ma, si presume, nelle buone scuole private, magari all’estero. E non saranno certo composte da coloro a cui andranno i pochi euro di borsa di studio. Ultimo tassello di un progetto nefasto che data dalla riforma Berlinguer e dal diritto “al successo formativo”.

Quella scelta è anticostituzionale: articolo 34 della Costituzione “La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.

Purtroppo, ciò non pare colpire nessuno. Anzi, la Costituzione è considerata vecchia (è tra le più giovani dei Paesi democratici!) e ormai carta straccia.

Resta però il paradosso, senza alcuna logica: che merito dovrebbero dimostrare i docenti, se agli studenti non è richiesto il profitto negli studi? Non vi è solo un grottesco rovesciamento dei ruoli ma una vera e propria eliminazione di ogni logica. E, se all’ingiustizia si può porre rimedio, seppur con fatica, alla dissennatezza no.