Dopo i fatti di Francia. Solo una (certa) scuola ci salverà

La Gilda-UNAMS ha sostenuto sempre e con coerenza che la scuola della Costituzione, ovvero il luogo in cui i giovani vengono educati al pensiero critico, ai valori fondanti della Repubblica dai docenti forniti di mandato sociale, è l’ unica scuola a cui si può pensare per tentare di arginare la distruzione che avanza
di Renza Bertuzzi

02 Marzo 2015 (703.5 KiB, 1286 downloads)

“La scuola non può fare tutto ma è un elemento essenziale”, così François Hollande dopo i terribili fatti di Parigi del 7 gennaio 2015. A ciò ha fatto eco la ministra dell’ Istruzione Najat Vallaud-Belkacem: “La trasmissione della conoscenza è il modo migliore di combattere l’ oscurantismo”.
Coerentemente con questa affermazione sono partiti, in Francia, atti concreti come robusti investimenti (250 milioni di euro nel triennio) per una serie di misure a favore della laicità e di valori di convivenza.
Concezioni e azioni lontane anni luce da quelle alla moda in Italia da moltissimi anni e con governi differenti. Vero è che la Francia sta cercando di risollevarsi da un atto terroristico di portata terribile che ha messo in discussione i principi della civiltà occidentale ma è altrettanto vero che gli strumenti di reazione sono stati identificati, dal Governo francese, non solo nella direzione della difesa ma anche in quella della cultura, della formazione dei giovani. Le soluzioni prospettate non assomigliano per nulla a quelle che sembrano voler introdurre i nostri governanti, grazie ad un Faraone ciarliero e alquanto demagogo. Mentre là si pensa a rafforzare la scuola, come luogo che trasmette cultura e valori e a coordinare centralmente un lavoro di trasmissione dei principi fondanti dello Stato francese quali la laicità e il rifiuto del razzismo; qui ci si orienta a sminuire il valore della scuola (ridotta anche, nel pensiero di Davide Faraone al luogo dei primi amorazzi dentro i sacchi a pelo durante le occupazioni) attraverso la geniale idea di far valutare i docenti dagli studenti e di introdurre una competitività tra i docenti per pochi euro, laddove sarebbe necessaria una grande collaborazione e una condivisione di obiettivi. A onore del vero, il sottosegretario può agire così grazie al fatto che in Italia la scuola è merce residua da tempo. Si pensi alle proposte (Aprea- Ghizzoni) non andate in porto, anche per una tenace azione della Gilda-UNAMS – ma sempre con gli ormeggi pronti – di parcellizzare l’ istruzione in tanti piccole monadi, legate al territorio, e con autonomia decisionale da cui gli insegnanti erano esclusi. Mentre la Francia ha ribadito che la scuola è un elemento essenziale perché è l’ origine dell’ incontro dei valori, del confronto attraverso la cultura e non delle chiacchiere delle occupazioni studentesche, l’ Italia prosegue per una strada sbagliata. Immaginiamo, in un mondo uscito di senno come questo, le scuole autonome che si fanno i POF, rispondendo alle esigenze dei territori (banlieues, quartieri dominati dal malaffare), nelle quali gli studenti valutano i docenti. Eppure, questa è la direzione impazzita – ci si perdoni l’ ardire – in cui va la scuola in Italia. Una direzione a cui, e chi ci segue lo sa bene, la Gilda-UNAMS ha cercato e cerca di opporsi da sempre, sostenendo sempre e con coerenza che la scuola della Costituzione, ovvero il luogo in cui i giovani vengono educati al pensiero critico, ai valori fondanti, dai docenti forniti di mandato sociale, è l’ unica scuola a cui si può pensare per tentare di arginare la distruzione che avanza. Tutto ciò ribadendo anche nel programma elettorale delle prossime RSU. I terribili fatti di Francia dovrebbero far meditare coloro che hanno le responsabilità di decidere. O si aspetta che sia il buio di un kalashnikov ad illuminare le menti di coloro che non sanno ciò che fanno?

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