DOCENTE  INFANTILE  vs  DOCENTE  ADULTO

DOCENTE  INFANTILE  vs  DOCENTE  ADULTOL’uomo nasce intelligente e diventa di giorno in giorno un po’ più stupido: l’autore delle righe che seguono considera questo un fatto assodato, tanto vero quanto la morte o le tasse.

  Da quanto detto, è facile ricavare che quanto lui chiama ‘divenire un po’ più stupido’ nel linguaggio corrente è uso chiamarlo ‘divenire adulto’, e l’autore di cui sopra non ha alcuna difficoltà ad ammettere questa come una quasi – e sottolinea quasi: la scienza del linguaggio ci informa che la sinonimia perfetta non esiste – perfetta sinonimia: in effetti, la differenza è almeno stilistica, e chi scrive è il primo ad ammettere che tale differenza investe prima di tutto il piano della pragmatica della comunicazione, dato che il discorso inevitabilmente slitta dal piano del discorso descrittivo.a quello del discorso valutativo.

Ma spieghiamo perché: se a un bambino, che so, di tre anni tu dici “Non fare questo!” vel “Fai questo!” , lui ti chiederà “Perché?”, e alla tua risposta “Perché no!” vel “Perché sì!”risponderà “Perché no non è una risposta!” vel “Perché sì non è una risposta!”.

A questo punto tu dirai “Non farlo/Fallo e basta! Non farlo/Fallo perché te l’ho detto io!”, e lui capirà che la forza della ragione – anche se lui non la chiamerà così: a tre anni gli mancano le parole, ha solo le cose – a volte deve cedere alle ragioni della forza.

Poi il bambino crescerà, varie agenzie educative – la scuola in primis – collaboreranno a farne un bravo (epiteto puramente esornativo, come la neve bianca o il Magnifico Renzi) adulto, e un giorno finalmente avrà imparato che “Perché no!” vel “Perché sì!” possono benissimo essere una risposta: dipende dalla bocca che le pronuncia.

Perché, diciamocelo, pretendere che l’obbedienza non sia più o peggio non sia mai stata una virtù è un contenuto intollerabilmente diseducativo, pericoloso, potenzialmente eversivo, vorremmo dire.

Ma finché è un bimbo, quel cucciolo d’uomo, se gli date da mangiare merda e gli dite che è cioccolato, vi dirà, da autentico maleducato, che quella cosa non è cioccolato ma merda, e rifiuterà di mangiarla. Voi insisterete, e le ragioni della forza trasformeranno (transustanziazione?) la merda in cioccolato, che il bimbo a quel punto mangerà. Piangendo, ma la mangerà. Nel caso disgraziato che diabolicamente – bimbo posseduto? – perseveri nel suo rifiuto, si convincerà a suon di busse a mangiarla e a trovarla deliziosa, di nuovo piangendo e stropicciandosi lividi ed ecchimosi, largiti all’unico scopo educativo di farne un piccolo adulto’ .

Va da sé che per un caso siffatto ci stanno i telefoni (azzurri), a meno che le società telefoniche non applichino loro un piano tariffario giustamente attento alle ineludibili esigenze degli azionisti.

Lo stesso è per i docenti: ancora in fasce assunzionali, magari, rivelano tratti e comportamenti infantili, e quando il DS o una legge (un numero a caso, 107) ammannisce loro un bel piatto di merda, recalcitrano, rifiutano di mangiarla, la chiamano, con vergognosa mancanza di rispetto nei confronti dell’istituzione alla cui tetta (pardon!, al cui ubere) indegnamente si abbeverano, ‘merda’. Ahimè, è un comportamento infantile: va raddrizzato, a colpi di busse, ohibò, un altro lapsus (freudiano?), sanzioni, volevo dire sanzioni amministrative. Poi diventano adulti (i più fortunati, in realtà, adulti ci nascono, e già sono piccoli adulti fatti e finiti a partire dal primo Collegio dei Dolenti, pardon, Docenti, pronti a credere, obbedire e coattere agli ordini del Ducente, pardon, Dirigente Scolastico!), e imparano a mangiare merda e a trovarla gustosa, all’inizio con qualche riserva di natura olfatto-gustativa – mucose e papille, in effetti, son più restie della mente al divenire adulte, e si ostinano a serbare tratti e comportamenti asocialmente infantili – , poi, in più o meno breve volgere di tempo, con perfetta e compiuta soddisfazione di naso e palato.

Finalmente, era ora, adnuntio vobis gaudium magnum, habemus adultum (magistrum)!

Le vagonate di merda son lì che aspettano: la cioccolata resta chiusa in cassaforte, dietro la scrivania del Dominus (Scholasticus, DS), per la sua idiota, id est privata degustazione, ché anche la cioccolata non è mica buona per tutte le bocche, ci vuole un palato fino, un palato che sia in grado di metabolizzare sostanze organolettiche pericolose per una buona digestione, occorrono persone eupeptiche, con uno stomaco di struzzo, in grado di metabolizzare le enormi, spaventose responsabilità che la funzione accolla loro,  un palato e uno stomaco, insomma,  che mica tutti possono avere, si fa apposta un concorso, per questo…

Del resto, è cosa nota, milioni di mosche, saggiamente educate alla filosofia del Take-away it easy and Eataly, non possono avere torto: avete mai visto una mosca mangiare cioccolata?

Stefano Avanzini