Covid-19: pro bono malum

Mia nonna materna, classe 1898, soleva spesso esclamare: il Signore è Grande!
Donna semplice, non acculturata, ma di grande intelligenza, con quella esclamazione si riferiva all’imperscrutabilità dei disegni divini e che pertanto bisognava essere speranzosi, perché a volte dal male scaturisce il bene.
Era una donna di una fede profonda e sincera, non conosceva certo la Divina Commedia e men che meno la celebre frase dantesca: “Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare”, ciononostante non disperava mai della Provvidenza Divina.
Anch’ io che “ho fatto le scuole grandi”, come lei avrebbe detto, infarcito di granitiche certezze positiviste e scarsamente o insufficientemente dotato di quel grande dono che è la fede, per le attuali vicende sanitarie, che sta vivendo tragicamente il nostro paese e non solo, non posso esimermi dal dire: il Signore è Grande!
Ebbene si: l’epidemia inaspettata di covid-19 ha scardinato, a livello italiano, europeo e
mondiale, assiomi economici liberisti assurti in un trentennio a verità rivelate, per cui niente sarà più come prima.
Il libero commercio, il lavoro-merce, le delocalizzazioni produttive, ritenute leggi assolute al pari di quella di gravità e quindi ineluttabili, per dirla alla Thatcher “senza alternativa”, si avviano ad un tramonto ignominioso.
Il covid-19, purtroppo assieme al suo strascico di dolori e di morti, ha fatto vedere a quanti non volevano vedere ciò che noi di Scenari Economici affermiamo da sempre, che il re è nudo e che lo è sempre stato.
Avremmo preferito aver ragione in circostanze meno tragiche, ma tant’è.
Finalmente gli italiani hanno aperto gli occhi. E’ proprio vero che “la paura fa novanta” e che con la morte non si scherza affatto.
Hanno così scoperto che la globalizzazione non è la panacea di tutti i mali, ma che essa stessa è un male se non governata. Quanto è successo con la carenza delle mascherine sanitarie, tutte prodotte in Cina, da dove ha avuto origine il contagio mondiale, è di sesquipedale evidenza.
Ma non basta!
Nel 2011, quando il ministro dell’istruzione Azzolina era ancora una studentessa universitaria di belle speranze, tutti noi abbiamo avuto in anteprima mondiale la prima sperimentazione di “didattica a distanza”, oggi così attuale.
Erano i compiti da fare a casa, assegnatici dai maestri di Bruxelles e svolti da noi italiani con diligenza, sotto l’occhio vigile dell’inflessibile prof. Mario Monti.
I compiti da svolgere erano i seguenti: tagliare le pensioni, tagliare la sanità, tagliare l’istruzione pubblica, depotenziare lo statuto dei lavoratori, bloccare qualsiasi progressione stipendiale dei dipendenti statali e privatizzare tutto quello che ancora c’era da privatizzare. Insomma, la solita ricetta neoliberista così come riporta il breviario del Consenso di Washington e finalizzata a distruggere la domanda interna e la produzione interna a vantaggio delle grosse multinazionali.
Ufficialmente erano provvedimenti per uscire dalla crisi economica, in realtà le maggiori risorse così recuperate dovevano servire a salvare le banche tedesche e francesi travolte dal crack delle loro consociate d’oltre oceano.
Come far bere agli italiani questo calice amaro? Semplice, ci doveva essere un motivo pressante che rendesse accettabili cose che altrimenti sarebbero state respinte.
A crearlo ci pensò frau Merkell, alla quale non andava proprio giù che Berlusconi la definisse “una culona in……” e soprattutto che la crisi dei subprime non avesse intaccato la solidità del sistema bancario italiano. La Deutsche Bank, sollecitata, vendette tutti i titoli pubblici italiani in portafoglio avviando così su di essi la speculazione internazionale al ribasso e per contro un aumento dei loro interessi di collocamento. Una vera e propria pugnalata alle spalle all’Italia ma un esempio da manuale di come il capitalismo dei disastri o shock economy crea il proprio consenso!

A questo punto “Il Sole 24 ore”, la quinta colonna nostrana, il dieci novembre 2011 titolava in prima pagina “Fate presto!”, accorato appello, bontà loro, per salvare l’Italia.
Et voila: les jeux sont faits.
Si dovevano senza alcun ambage fare le riforme: c’era lo “spread” ed il debbbito pubbblico
( con tre b come il rating che rischiava l’Italia).
Quali zelanti scolaretti, i compiti a casa li abbiamo fatti e li continuiamo a fare, ma dalla crisi non siamo per niente usciti, tutt’altro, mentre i sacrifici lacrime e sangue sono stati impiegati, ribadiamolo, per salvare le banche altrui e remunerare i possessori di rendite.
Il crollo della domanda interna ha fatto perdere al sistema paese il 25% della capacità
produttiva ed ha causato una disoccupazione complessiva che si colloca stabilmente attorno al 13%. Il sistema bancario italiano, assolutamente sano prima di questi provvedimenti, dopo le riforme fu oberato da un’enorme massa di NPL, prestiti non esigibili, conseguente agli innumerevoli fallimenti delle imprese che lavoravano per il mercato interno, e rendendo così molto più difficile l’erogazione del credito alle ditte che ancora producono.
Più o meno come una guerra persa!
Orbene, oggi gli italiani vengono a sapere che lo “spread“ non è una punizione biblica per i
propri presunti gaudenti trascorsi, così come invece ci volevano far credere i calvinisti tedeschi e gli iloti nostrani e lo apprendono niente di meno che da Christine Lagrade, successore di Mario Draghi
alla presidenza della BCE.
Infatti, in un amen è aumentato lo “spread” sui nostri titoli pubblici, grazie alle sue incaute
dichiarazioni, dettate forse dalla concitazione del momento.
Aveva ragione Mark Twain : ”È meglio tenere la bocca chiusa e lasciare che le persone pensino che sei uno sciocco, piuttosto che aprirla e togliere ogni dubbio “.
Si è così acclarato che i mercati da soli non contano un fico secco e, se lo “spread” aumenta, è perchè la BCE, che dovrebbe in fin dei conti essere anche la nostra banca centrale, sceglie di non fare nulla e dare così in pasto alla speculazione internazionale i titoli di stato italiani.
Ovviamente la scelta della BCE è gravida di conseguenze pratiche per tutti noi: con la sua
inerzia trasferisce ai rentiers, ai detentori del debito pubblico, la ricchezza prodotta dagli italiani che altrimenti potrebbe essere impiegata, ma guarda un po, per costruire nuovi ospedali, che oggi ci servono come il pane, e scuole.
In poche parole, grazie al covid-19, anche l’uomo della strada ha capito che la BCE, con la scelta di intervenire o non intervenire a sostegno del debito sovrano di un paese aderente all’euro, svolge un ruolo politico rilevantissimo senza avere per questo alcun mandato democratico specifico. Può determinare le scelte di politica interna, come tagli allo stato sociale e nel contempo spostamenti di ricchezza dai più, il popolo, ai pochi, l’elite globalista apolide.
Altra verità conseguente ai fatti di cui sopra, che ha creato smarrimento e scoramento tra gli epigoni liberisti nostrani, come la fondazione “Bruno Leoni”, è che i soldi non finiscono mai, poiché la banca centrale li crea dal nulla, essendo moneta fiat.
A dire il vero, la cosa sta scritta chiaramente da sempre in qualsiasi manuale di economia, ma chissà perché in Italia è rimasta sconosciuta ai più.
Tuttavia, quello che più trovo incredibile è l’ondata di patriottismo che attraversa il paese.
E aggiungo finalmente!
La stragrande maggioranza dei nostri concittadini si era sentita italiana solamente in occasione delle passate vittorie ai mondiali di calcio e la nazionale faceva gonfiare il petto d’orgoglio a tutti quando intonava l’Inno di Mameli.
Poi, come si dice dalle mie parti, passato il santo passata la festa, per cui il patriottismo è stato messo da parte così come si fa per quei vestiti da indossare solamente in determinate occasioni.
E pensare che fino ad un po’ di tempo fa, quando in qualche consesso mi sono definito
incautamente patriota, dal mio interlocutore di turno, a seconda dei casi, venivo scambiato con disappunto per un pericoloso nazionalista oppure guardato con commiserazione e di solito rampognato con queste parole : “Ma come , non sai che non esistono più le nazioni?“.
La patria era un concetto superato ed io, che mi sono sempre sentito un sincero patriota
rispettoso delle patrie altrui, ero quasi deriso da coloro che si ritenevano cosmopoliti.
Orbene, sarà per il fatto che allo scoppio dell’epidemia nessuno dei nostri malmostosi vicini ci è venuto in aiuto, perché ci hanno visti come gli appestati d’Europa, sarà pure la certezza che ci dobbiamo salvare da soli, ora è tutto un evocare sentimenti patriottici.
La solidarietà europea non esiste, ammesso che sia mai esistita. Ma ora è di assoluta evidenza quale sia l’animus dei componenti della C.E.
Gli unici aiuti concreti sono venuti dalla Cina e tra poco anche dalla Russia.
Tocca il cuore quanto è scritto sulle 2.300 casse di mascherine che ci hanno inviato dalla Cina:
“ Siamo onde dello stesso mare, foglie dello stesso albero, fiori dello stesso giardino”.
Meglio così. Nell’Europa dell’euro, quando si è in difficoltà, i primi ad accorrere sono gli
strozzini della Troika, vedi, inter alia, quanto successo alla Grecia!
Perfino il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si è calato finalmente nel suo ruolo istituzionale, quello di presidente degli italiani e non di garante degli accordi di Maastricht, ed ha tuonato giustamente contro coloro, rectius BCE, che rischiavano di rendere vani tutti i nostri sforzi per uscire dall’emergenza con le loro dichiarazioni “a cazzo”. Giusto per utilizzare un francesismo.
Per inciso, abbiamo scoperto che le frontiere esistono ancora e che sono importanti.
Infatti se è vero che i virus non conoscono frontiere, è ancor più vero che gli infettati dal virus non devono varcare le stesse senza controllo alcuno, altrimenti l’epidemia non viene contenuta e chi muore sono i più deboli.
Ed infatti il trattato di libera circolazione in UE, il trattato di Shenghen è stato sospeso.
Tra le morti da coronavirus, e di questo gioiamo immensamente, ci sono anche le politiche di austerità, che dal 2009 hanno afflitto i popoli del sud Europa, affettuosamente definiti PIGS,
imperversando più perniciosamente dello stesso coronavirus.
La Germania ha detto che investirà per il rilancio della propria economia 500 miliardi di euro, il pareggio di bilancio è rinviato sine die. A ruota la Francia ha dichiarato che investirà per uscire dalla crisi 350 miliardi di euro, la Spagna 200, l’Italia 25, almeno per ora.
Sono pochi gli euro stanziati dal Governo Italiano, è vero, ma il ministro dell’economia Roberto Gualtieri asserisce che è solo l’inizio.
Staremo a vedere.
Concludiamo questo discorso con la celebre frase di Ludovico Ariosto “pro bono malum”,
facendo il bilancio di come si sia speso nella sua vita, ricevendo malvagità in cambio di bene.
Questo vale per tutti gli italiani. Abbiamo ricevuto malvagità in cambio di bene, complice una classe politica imbelle e corrotta.
Abbiamo salvato le banche tedesche e francesi ma nel momento del bisogno nessuno ha mosso un dito per noi.
Adesso è tutto chiaro, evidente, palese, ma purtroppo ci voleva il covid-19 per scuoterci dal torpore di un sogno distopico.

Raffaele SALOMONE-MEGNA
23 marzo 2020