Convegno GILDA “Star bene a scuola, ovvero dalla valutazione dello stress lavoro correlato al miglioramento della qualità della vita”

“Star bene a scuola, ovvero dalla valutazione dello stress lavoro correlato al miglioramento della qualità della vita” .

Una nostra delegazione ha partecipato al convegno della Gilda fiorentina.

Questa che segue la relazione.

Il convegno “Star bene a scuola, ovvero dalla valutazione dello stress lavoro correlato al miglioramento della qualità della vita”, organizzato dalla Gilda degli Insegnanti di Firenze, e tenutosi il giorno 13 settembre 2012 allo Stars Hotel Michelangelo nel capoluogo toscano, oltre a fare chiarezza sul senso da dare al vocabolo, ha posto l’accento sulla relazione che intercorre tra il benessere professionale e quello sociale. Come tutti i relatori hanno tenuto a precisare, il fenomeno va considerato non in termini di interventi sul singolo, ma come rischio di un intero comparto e come tale va valutato.

Il D.Lgs. 81/2008 (ex L. 626 sulla sicurezza per intenderci) stabilisce che il datore di lavoro debba ridurre le situazioni potenzialmente stressogene connesse all’organizzazione e all’ambiente lavorativo; per individuarle occorrerà redigere un documento di valutazione di tale rischio sulla base di una serie di parametri precisati sia dal dott. Bartolozzi, psicologo, sia dal giudice del lavoro, dott.ssa Santoni Rugiu.

La circolare del Ministero del Lavoro 18 novembre 2010 dà indicazioni operative per individuare quale sia il carico di stress per un determinato lavoro in un certo ambiente: i fattori da considerare sono eventi sentinella (infortuni, malattie, turnover), fattori di contenuto del lavoro (ambiente, carichi, orari) e fattori di contesto (autonomia decisionale, ruolo nell’organizzazione, possibilità di carriera). Di conseguenza le scuole, come ogni altra organizzazione lavorativa, dovranno munirsi di tale documento pena la violazione di un obbligo di legge. Le modalità per stabilire se la situazione nel proprio ambiente di lavoro è a rischio o meno saranno decise in fase preliminare dal datore di lavoro. Se da questa prima fase, in cui il contributo dei lavoratori è determinante, non emergeranno elementi di rischio stress lavoro correlato, non saranno necessari interventi correttivi, obbligatori invece se il rischio viene evidenziato.

Poiché tutto è perfettibile, nulla vieta che anche contesti non particolarmente stressanti possano essere migliorati, anche in considerazione dei dati riportati dal dott. Orlandini, autore di una ricerca sul fenomeno a livello locale, che sottolinea come l’eccessiva femminilizzazione del mondo della scuola e l’età delle donne che vi lavorano (l’82% degli occupati nella scuola sono donne che hanno in media 50 anni) rappresentino elementi che accentuano l’esposizione al rischio vista la maggiore fragilità di questi soggetti. Occorre ricordare infatti che non parliamo di una patologia, ma di una condizione, risultato della correlazione tra fattori soggettivi e condizioni lavorative.

Sebbene la situazione del nostro Paese non sia ancora allarmante come quella di altri Stati europei, e non solo, anche da noi molti campanelli d’allarme indicano un diffuso malessere nel settore scuola, espresso con note vibranti dal prof. Valerio Vagnoli, dirigente scolastico di un istituto professionale, la cui relazione vale la pena leggere per intero nel blog del Gruppo di Firenze all’indirizzo gruppodifirenze.blogspot.com

Anche il presidente dell’associazione professionale Art.33, Fabrizio Reberschegg, richiama il particolare stato di disagio del nostro comparto professionale, stigmatizzando le responsabilità politiche dei governi degli ultimi decenni, che hanno delegittimato la figura del docente e limitato la sua liberta d’insegnamento, proponendo un modello di scuola competitiva e non solidale.

La dott.ssa Palamone, direttore generale dell’USR della Toscana, dopo aver sottolineato quanto importante sia l’iniziativa promossa dalla Gilda per attenzionare un problema reale ma non ancora sufficientemente discusso, sostiene che “la qualità di vita dei docenti è la qualità di vita dei nostri ragazzi e dunque della società”, per cui occorre tutto il nostro impegno perché essa sia la più alta possibile. Da precisare, come sostiene il dott. La Malfa, psichiatra, che non esiste un valore standard che identifichi una buona qualità della vita. Essa è in rapporto con le nostre aspettative e la soddisfazione di questi bisogni, per cui è qualcosa di estremamente soggettivo e strettamente correlato, per quel che riguarda la scelta della professione docente, con le motivazioni che hanno portato a tale scelta. L’under performance, di cui ha parlato Gianluigi Dotti del Centro Studi Gilda, è la dimostrazione evidente di quanto siano interdipendenti le cause della scelta di insegnare con la conseguente disaffezione dalla stessa professione. Sono proprio i docenti che hanno iniziato con una forte motivazione ideale a soffrire di più per la delusione delle aspettative iniziali, delusione che porta a un precoce logoramento psico-fisico, al burnout e, cosa che sta accadendo ad esempio in Francia o in Germania, alla fuga da questo tipo di occupazione, considerata attività usurante e poco soddisfacente sotto molto punti di vista. Allo scopo di prevenire o fronteggiare tali problematiche, Silvana Boccara, coordinatrice regionale Gilda, ricorda che sono stati istituiti sportelli di supporto metodologico e psicologico per insegnanti e che anche la RSU della scuola ha un ruolo importante nella prevenzione e nella riduzione delle situazioni di disagio.

Per concludere pare di poter affermare che il problema nasce e prospera in ambienti che mancano di un adeguato sostegno sociale da offrire alle vittime di situazioni stressanti e che per fronteggiare in modo opportuno problematiche legate al benessere psicosomatico sarebbe consigliabile che le valutazioni inerenti lo stress lavoro correlato non fossero affidate agli ingegneri (sia detto senza preconcetto alcuno nei confronti della categoria) che di solito ricoprono l’incarico di RSPP nella quasi totalità delle istituzioni scolastiche, ma a personale sanitario qualificato.